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Vereinigung Deutsch-Italienischer Kulturgesellschaften_Biennale_2022

NEWS

del 28.04.2022

Mostra

„Il Latte dei Sogni“

59° Biennale di Venezia dal 23.04. al 27.11.2022

La 59. Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia è intitolata "Il latte dei sogni". Stimolante e allo stesso tempo critica nei confronti del futuro, la mostra principale espone soprattutto opere di artiste e ruota intorno al tema 'trasformazioni'. Aderiscono all´evento 80 nazioni; il padiglione russo rimane chiuso, quello tedesco è curato da Maria Eichhorn.

Vereinigung Deutsch-Italienischer Kulturgesellschaften_Biennale_Simone_Leigh

Un giro attraverso la mostra principale della 59. Biennale d'Arte suscita impressioni molto diverse. Proprio all'inizio, nell'ex Arsenale, ci si trova di fronte a un'enorme statua di bronzo nero di una donna africana senza occhi ("Brick House"). La base di quest'opera dell'artista afro-americana Simone Leigh ricorda una capanna di fango a forma di cupola. Un po' più avanti si viene confrontati con il forte simbolismo sessuale della monumentale pittuta murale surrealista "Pisser Triptych" dell'artista svizzera Louise Bonnet. Sotto la cupola d'ingresso del padiglione centrale dei Giardini, troneggia la famosa opera di Katharina Fritsch, che rappresenta realisticamente un´elefantessa alta 4 metri. Quest'anno l'artista 66enne di Essen riceverà il Leone d'oro alla carriera insieme alla cilena Cecilia Vicuña. Poco più avanti ci si 'imbatte' in uno spettacolo di danza realizzato dalla rumena Alexandra Pirici.

Vereinigung Deutsch-Italienischer Kulturgesellschaften_Biennale_Cecilia Alemani

"The Milk of Dreams" è il titolo della mostra principale della 59° Biennale d'Arte di Venezia, di cui Cecilia Alemani è responsabile. Il titolo fa riferimento all'omonimo romanzo surrealista dell'artista britannico-messicana Leonora Carrington, scomparsa nel 2011, in cui l'immaginazione conduce a sempre nuove trasformazioni, ad una nuova vita. Cecilia Alemani è nata a Milano nel 1977, ma vive a New York da 20 anni, dove è responsabile del programma artistico dell´High Line Art, di cui è la direttrice. Il vecchio tema delle metamorfosi dei corpi viene trasposto nel contesto contemporaneo: "Come cambia la definizione di uomo? Quali sono le differenze tra piante, animali, uomini e altri esseri viventi? Qual è la nostra responsabilità verso i nostri simili, le altre forme di vita e il pianeta che abitiamo? E come sarebbe la vita senza di noi?". Partendo da queste domande e dagli approcci femministi al postumanesimo, come quelli della filosofa Rosi Braidotti, la curatrice, insieme ad altri 210 artisti, ha concepito una mostra in cui saranno esposte 1433 opere e oggetti - tra cui 80 opere che sono state allestite appositamente per questa Biennale.

Vereinigung Deutsch-Italienischer Kulturgesellschaften_Biennale_Katharina-Fritsch

I visitatori devono quindi essere in buone condizioni fisiche per farsi strada attraverso la mostra. Particolarmente numerosi sono gli artisti non bianchi che, pur vivendo occasionalmente nei centri d'arte occidentali, provengono da Paesi più periferici. 180 di loro non avevano finora mai esposto a Venezia. Questa Biennale non si rivolge quindi alle star già affermate nel mondo dell´arte, ma mette in luce piuttosto le nicchie e le zone d'ombra. Con il sostegno dell´IFA (Istituto per i Contatti con l´Estero) espongono alla Biennale tra gli altri le artiste tedesche Cosima von Bonn, Jana Euler e Charline von Heyl. Oltre a fornire una panoramica delle produzioni attuali, la mostra principale cerca anche un collegamento con il passato in cinque diverse cosiddette 'capsule temporali', dando così alla Biennale l'opportunità di riflettere sulla propria storia. In questo contesto ci si imbatte per esempio in Carol Rama, Louise Nevelson o Rebecca Horn.

Dopo la svizzera Bice Curiger nel 2011 e la francese Christine Macel nel 2017, l'italiana Cecilia Alemani è la terza donna responsabile di una Biennale d'arte. All'osservazione che questa è una "Biennale delle donne" (ad esporre sono infatti 190 artiste, ma solo 20 artisti) Cecilia Alemanni reagisce disinvoltamente con una controdomanda: „Le edizioni precedenti sono mai state definite 'Biennali maschili' perché gli artisti maschi erano regolarmente in maggioranza?

L´allestimento della Biennale è stata una corsa a ostacoli. Alemani aveva ricevuto l´incarico   nel gennaio 2020, la pandemia è scoppiata nel marzo successivo, e a maggio è stato deciso di rinviare la Biennale d'arte dal 2021 al 2022. Da un lato l´organizzatrice ha così avuto maggior tempo per i preparativi, ma dall'altro, a causa della pandemia, ha dovuto limitare i viaggi in Asia, Africa o Sud America; al contatto diretto con gli artisti si è dovuto quindi supplire con ore e ore di riunioni Zoom.

Oltre alla mostra principale, i padiglioni nazionali situati ai Giardini, all'Arsenale e quelli sparsi in vari luoghi della città, costituiscono tradizionalmente il secondo fulcro della Biennale. Ben  80 Paesi espongono le loro opere; Camerun, Namibia, Nepal, Oman e Uganda sono rappresentati per la prima volta ad una Biennale. La diversità è garantita: nel padiglione degli Stati Uniti, incontrerete ancora una volta Simone Leigh, la prima afroamericana a rappresentare il suo Paese. Il padiglione francese ospita una specie di studio cinematografico, quello italiano una fabbrica abbandonata. Con realismo scioccante una famiglia di centauri va incontro alla morte nel padiglione danese. Il padiglione britannico colpisce con grandi schermi che mostrano la performance di cinque cantanti, tutte donne di colore. Il contributo della Svizzera consiste in un´opera della marocchina Latifa Echakhch: giganteschi corpi formati da materiale di scarto e immersi in una luce cangiante che li avvolge come una melodia.

Vereinigung Deutsch-Italienischer Kulturgesellschaften_Biennale_Pavlo Makov

L'apertura del padiglione ucraino al secondo piano di un edificio annesso all'Arsenale ha suscitato molto interesse. Qui, l'artista Pavlo Makov di Charkiv ha allestito una nuova versione, anche se incompleta, della sua installazione "Fountain of Exhaustion". A causa del conflitto non è stato infatti possibile portare a Venezia tutti i piccoli imbuti di rame che formano l'opera. Il padiglione russo, invece, è rimasto chiuso. Dopo l'invasione dell'Ucraina da parte delle truppe russe, la coppia di artisti che avrebbe dovuto esporre alla mostra, Alexandra Sukhareva e Kirill Savchenkov, e il loro curatore, si sono tirati indietro per protestare così contro il governo di Mosca.

Infine il padiglione tedesco che non lascia spazio ad alcuna sorpresa: ancora una volta ruota qui tutto intorno alla propria storia. Già nelle precedenti Biennali diversi artisti si erano infatti confrontati con la storia di questo edificio che risale all'epoca del nazionalsocialismo. Nel 2017 Anne Imhof si era 'servita' di cani dobermann come cerberi del padiglione recintato; nel 1993 Christoph Haacke aveva frantumato il pavimento di travertino ammucchiandone le lastre  di pietra. Quest'anno l'artista berlinese Maria Eichhorn affronta di petto il padiglione esponendo parti delle fondamenta e mettendo a nudo le fessure delle porte e delle finestre nei muri. Forse sarebbe stato più opportuno invitare Maria Eichhorn a partecipare alla prossima Biennale di Architettura. L´artista 'racconta' infatti più che altro la storia dell'edificio, sorto inizialmente come padiglione bavarese nel 1909. Nel 1912 fu denominato 'padiglione tedesco', e successivamente, nel 1938, vi furono apportati radicali cambiamenti per 'soddisfare' lo stile nazista. Per ricordare la storia legata al padiglione vengono ora offerte, partendo da esso, escursioni (due volte a settimana) ai siti veneziani della resistenza antifascista.

Vereinigung Deutsch-Italienischer Kulturgesellschaften_Biennale_Maria Eichhorn

Se molti dei contributi nazionali esposti nella mostra principale ("The Milk of Dreams") di questa Biennale si rapportano – anche se spesso in modo surreale –  con i problemi legati alla convivenza e alla sopravvivenza su questo pianeta, in Germania si pensa ancora a fare i conti con il passato. Regna forse troppa paura del futuro?

I premi: Il padiglione britannico è stato premiato con un Leone d'oro per la migliore partecipazione nazionale. Una menzione speciale è andata alla Francia e all'Uganda, rappresentata per la prima volta. Simone Leigh (USA) ha ricevuto il Leone d'oro per la migliore partecipazione individuale e il libanese Ali Cherri è stato premiato con un Leone d'argento come miglior artista emergente. Una menzione speciale è andata a Lynn Hershman Leeson (USA) e Shuvinai Ashoona (un Inuk del Canada). La tedesca Katharina Fritsch e la cilena Cecilia Vicuña hanno ricevuto ciascuna un Leone d'oro alla carriera.

Una versione più breve di questo articolo sulla Biennale 2022 è stata pubblicata nella Stuttgarter Zeitung/Stuttgarter Nachrichten il 23.04.2022

Cluverius
Foto: 1) Padiglione Centrale, Giardini (Francesco Galli), 2) Simone Leigh: Brick House, 2019, 3) Cecilia Alemani, 4) Katharina Fritsch: Elephant, 1987, 5) Pavlo Makov: Fountain of Exhaustion, 1996/2022, 6) Maria Eichhorn: Relocating a structure, 2022 (La Biennale di Venezia)

Informazioni:

www.labiennale.org

www.italien-freunde.de/events

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